giovedì 4 febbraio 2010

Il niente affacciato sul vuoto

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Volano sopra le caute reti dell’elusività, le acrobazie verbali dei dotti politologi, intesi a ridurre la cultura del centrodestra all’improbabile miscela di cattolicesimo e liberalismo.
Le reti di sicurezza e di censura sono distese per evitare la caduta del solenne discorso sofistico negli imbarazzanti significati, che soggiacciono all’esangue fonema cattoliberale.
Del centrodestra, peraltro, i martellanti politologi autorizzano a dire qualunque futile cosa, purché non disturbi il forte potere che eroga la confusione. L’untuoso galateo del talk show, d’altra parte, giudica inopportuno e volgare l’intenzione di risalire al significato delle parole in libera uscita dal soffice vocabolario del politicamente corretto.
Con riferimento all’umoristica deformazione della sigla saragatiana (Psli = piselli), si potrebbe dunque argomentare che il pensiero del centrodestra nasce dalla pianta dei piselli. E non lo si affermerebbe senza un’obliqua ragione: la recente storia italiana svela, infatti, la precedente vita nel nutriente baccello di alcuni fra i più eminenti politologi della scuola cattoliberale. Quelli che, in anni non remoti, incensavano l’esegeta di Proudhon, come ultimo luminare splendente sull’albero del socialismo.
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