martedì 25 maggio 2010

Itinerari della DESTRA CATTOLICA. Presentazione


INTERVENTO PRESENTAZIONE LIBRO PROF.VASSALLO
RELAZIONE PROF. GIULIO ALFANO


Presentare il libro dell’amico e Maestro prof.Piero Vassallo è per me motivo di onore ed orgoglio,sia per la profonda amicizia che ci lega,che per gli argomenti trattati in questo veramente ricco ed esaustivo studio. Vorrei iniziare con una frase di Antonio Rosmini Serbati,il grande filosofo “dimenticato”dagli stessi cattolici a cui Vassallo dedica un intero capitolo del suo volume,”Le ideologie sono teoriche di coloro che vogliono regolare la società umana,escludendo tutte le condizioni reali e di fatto della medesima”. E’ una frase assai significativa che ci illumina sulla lungimiranza di questo filosofo,ma che anche ci fa comprendere come le ideologie siano state realmente l’elemento che ha attanagliato la cultura ma anche la politica degli ultimi due secoli. Vassallo ricorda (p.65)che “dopo la rivoluzione del 1789 la risposta cattolica allo stato d’animo rivoluzionario si rovesciò nella produzione di filosofie velleitarie ora subalterne all’idealismo cartesiano,ora afflosciate sul sensismo di Condillac,ora impigliate in un incauto dialogo con le avanguardie della Germania luterana”. (Cliccare per proseguire)

martedì 9 marzo 2010

Fini, il passato di un abbaglio

. .Preambolo delle avventurose rivoluzioni culturali a destra fu il fulminante abbaglio sessantottino, che si abbatté sugli scolari di Evola, già sconcertati dalle teorie deprimenti e confusionarie esposte in “Cavalcare la tigre” .
Infatuati da un tradizionalismo ateo e vulnerabile a sinistra , gli evoliani travisarono il senso di una paradossale battuta di Giano Accame, che paragonava Evola a Marcuse, e di conseguenza credettero che le espressioni del pensiero ultramoderno (il nichilismo francofortese e il libertinismo californiano) fossero manifestazioni di un antagonismo sano e riconducibile alla rivolta della vera destra contro il mondo moderno.
La superficiale conoscenza e la disgraziata infatuazione per le idee diffuse da Marcuse, superato il cordone sanitario della labile cultura almirantiana, diedero inizio all’indiavolato movimento dei tradizionalisti a cavallo di tigri ultramoderne, e all'inseguimento dell'imperdibile tram della storia, che era passato attraverso la caciara anarcoide di Valle Giulia.
Movimento binario e confusionario, il tradizional-sinistrismo diede un importante contributo alla trasformazione della destra tradizionale, nell'orchestra babelica che ultimamente ha il nome di “Fare futuro” e la sostanza di “fare delirio”.

lunedì 8 febbraio 2010

Gómez Davila, banditore della reazione decadente

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Per disegnare l’idea di una destra ispirata ai veri princìpi cristiani è necessario considerare il fondamento reazionario, sul quale regge sia l’assolutismo antico che il totalitarismo moderno.
Il contributo decisivo, che Francisco Elias de Tejada ha dato allo sviluppo dell’autentico pensiero di destra, consiste, infatti, nella confutazione e rimozione del fuorviante pregiudizio, diffuso dalla cultura di stampo massonico, che suggeriva la medicina assolutista (e “ghibellina”) quale rimedio al totalitarismo.
Altro è il codice genetico della destra. L’espressione “destra”, infatti, è usata per la prima volta alla fine del XVIII per significare la collocazione degli oppositori alla secolarizzazione del clero, programmata da quella rivoluzione giacobina, che aveva portato alle conseguenze estreme il progetto dell’assolutismo borbonico inteso a separare la Chiesa di Francia dal Papato, per poi asservirla al potere regio.
Altro che alleanza del trono e dell'altare. Quando si evita il tranello delle ricostruzioni anacronistiche, è legittimo sostenere, con De Tejada, che la destra moderna ha un'ispirazione “guelfa”.
La destra delle origini si opponeva al partito rivoluzionario, che riprendeva ed esasperava il programma dell’assolutismo gallicano, inteso a contrastare il papato e ad usurparne il potere.

domenica 7 febbraio 2010

La modernità dopo il comunismo - Dalla contraffatta etica dei buonisti l’artificiale sopravvivenza dell’ideologia

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Il delitto umanitario era il motore etico della macchina avanzante dal mondo moderno verso la deliziosa Terra, che era promessa dalla parodia del regno messianico.
Aleksandr Solgenitsin, infatti, rammenta che, nella nostra età, i rivoluzionari non uccidono in accessi di furore ma in obbedienza a quel freddo calcolo e a quello spirito organizzativo, che costituiscono il risultato della civiltà sedicente umanistica (cfr.: “Due secoli insieme Ebrei e russi durante il periodo sovietico”, traduzione di Giuseppe Giaccio, Controcorrente, Napoli 2007, pag. 453).
Un mondo nuovo e senza ombra d’ingiustizia occupava l’orizzonte visionario del mondo moderno. Che splendido ideale, la società del futuro! La purificazione, che vasta, religiosa missione! La rivoluzione, infine, che giorno radioso! Avanti popolo, dunque: Qu’un sang impure arrose non sillons.
Il frizzante verso dell’inno marsigliese non esorta a punire i colpevoli di un delitto ma a sopprimere i generici impuri. Tale esortazione riassume felicemente il fondamentale principio, che l’ateismo degli utopisti ha formulato rovesciando la sapienza cristiana [Mt., XIII, 40: soltanto alla fine del mondo l’impura zizzania sarà separata dal buon grano e consegnata al fuoco della giustizia] nell’ideologia contemplante la felicità vittoriosa in questo mondo.
A proposito di principii capovolti, Solgenitsin cita l’illustre poeta Alexandr Galic, autore del “Poema su Stalin”, dove è esaltato il trasloco della tarda giustizia divina nei lesti tribunali dei purificatori (annaffiatori) di scuola marsigliese: è spregevole fino al midollo l’esistenza che obbedisce al comandamento non giudicate, infatti, è compito dell’uomo separare il grano dalla zizzania, siamo noi i giudici! (op. cit. pag. 538).

L'eredità censurata di Gianni baget Bozzo


Nell’estate del 1961, il giovane dottor Gianni Baget Bozzo militava nell’avanguardia cattolica, ispirata dai cardinali Ottaviani, Tardini e Siri, dal filosofo Cornelio Fabro, organizzata dallo scienziato Luigi Gedda, rappresentata in parlamento dai deputati fedeli all’ex presidente del governo di centro destra, Ferdinando Tambroni .
si accingeva a far quadrato intorno all’intenzione, manifestata da Giovanni XXIII, d’impedire la deriva aperturista della Dc.
Poiché era evidente che la segreteria morotea del partito democristiano aveva maturato la disgraziata, irrevocabile decisione di aprire a sinistra, Gianni Baget Bozzo, in veste di rappresentante dei centri per l’Ordine Civile (la base del nuovo partito progettato da Ferdinando Tambroni) e di direttore della rivista “Lo Stato” (cui collaboravano numerosi esponenti della migliore destra, quali Accame, Siena, Gianfranceschi, Belfiori, Erra, Vitale, Giannettini, Catanoso, Possenti, Martelli ecc.) si recò dal cardinale Alfredo Ottaviani per chiedere consiglio sull’opportunità di rompere la fittizia unità politica dei cattolici e fondare un nuovo partito.

venerdì 5 febbraio 2010

Destra ultrasonica e cultura di destra


Se la cultura di destra fosse quel concerto di ultrasuoni, che Gianfranco Fini ha lanciato da un fischietto udibile solo dai cani e dai politicanti ammaestrati da Fabio Granata e da Alessandro Campi, avrebbe ragione il dottor Pier Luigi Battista, il quale, in una tagliente pagina del sontuoso “Sole 24 ore” (domenica 17 gennaio 2010) sostiene l'inesistenza di intellettuali ascrivibili a detta area.
Se non che Gianfranco Fini, il duce della latitanza culturale contemplata da Battista, non rappresenta la destra, non proviene dalla cultura di destra, non è neppure un mutante di destra.
Mutante è il ghost writer, l'autore della sgangherata filastrocca sincretista ultimamente firmata da Fini. Una scuola di pensiero dice che il fantasma è un rautiano, di passaggio da destra a sinistra. Un'altra scuola sostiene che è il cantante ecumenico Jovanotti, in cammino da sinistra a destra.
Sul mutante entrambe le scuola forse sostengono il vero.
Il giudizio è sospeso. Non si tratta di Fini, ad ogni modo. Per rappresentare una mutazione, infatti, occorre che esista un mutante. Il vuoto mentale di un “creato” di donna Assunta, non può cambiare, attesa la sua conclamata appartenenza al nulla.
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giovedì 4 febbraio 2010

Il niente affacciato sul vuoto

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Volano sopra le caute reti dell’elusività, le acrobazie verbali dei dotti politologi, intesi a ridurre la cultura del centrodestra all’improbabile miscela di cattolicesimo e liberalismo.
Le reti di sicurezza e di censura sono distese per evitare la caduta del solenne discorso sofistico negli imbarazzanti significati, che soggiacciono all’esangue fonema cattoliberale.
Del centrodestra, peraltro, i martellanti politologi autorizzano a dire qualunque futile cosa, purché non disturbi il forte potere che eroga la confusione. L’untuoso galateo del talk show, d’altra parte, giudica inopportuno e volgare l’intenzione di risalire al significato delle parole in libera uscita dal soffice vocabolario del politicamente corretto.
Con riferimento all’umoristica deformazione della sigla saragatiana (Psli = piselli), si potrebbe dunque argomentare che il pensiero del centrodestra nasce dalla pianta dei piselli. E non lo si affermerebbe senza un’obliqua ragione: la recente storia italiana svela, infatti, la precedente vita nel nutriente baccello di alcuni fra i più eminenti politologi della scuola cattoliberale. Quelli che, in anni non remoti, incensavano l’esegeta di Proudhon, come ultimo luminare splendente sull’albero del socialismo.
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